"Le nostre vecchie invenzioni ci sono arrivate dall'Oriente, le nuove le abbiamo trascinate, non senza peccato, dall'Occidente, e continuiamo a parlare dell'arte indipendente russa!"
(I. Turgeneev)
"Guardate bene, e vedrete che ogni fatto importante della nostra storia è venuto dall'esterno, ogni nuova idea è quasi sempre presa in prestito".
(P. Chaadaev)
Da secoli, la Russia è solita vantarsi della sua presunta originalità, unicità e grandezza culturale.
Tuttavia, questa retorica emerge sempre in momenti di crisi interna e di deterioramento delle relazioni con l'Occidente, dimostrando che il mito del "percorso speciale" russo è, in realtà, un'utopia perpetua. Ciò che la propaganda del Cremlino descrive come una "civiltà unica e irripetibile" nasconde, in realtà, una verità scomoda: trovare qualcosa di autenticamente "russo" nella cultura e nella storia di questo paese è sorprendentemente difficile.
La verità è che gran parte di ciò che costituisce la vita e la cultura russa è stato preso in prestito o rubato da altre culture.
Questo processo di appropriazione risale a tempi antichi, ben prima che esistesse il nome "Russia", e ha raggiunto il suo apice durante l'era sovietica. A partire da ogni simbolo di quel potere che fingono di aver conquistato per superiorità di lignaggio, nelle arti, in ambito scientifico e tecnologico, nelle fiabe popolari, nei canti nazionalisti, nei prodotti alimentari, nell'abbigliamento... praticamente in ogni sfera della vita civile.
Mentre altre nazioni, che non hanno mai basato la propria identità esclusivamente sulla conquista di altri popoli, possono davvero vantarsi delle proprie creazioni, la Russia, come altri imperi, ha costruito la sua identità sull'appropriazione e sulla sottomissione.
La "cortina di ferro" permetteva di spacciarsi per autori originali, con i potenti autocrati ben felici di propagandare false narrazioni ingannando una popolazione facile preda di ogni credenza le venisse inculcata, poiché completamente isolata e ignara dei fatti del mondo esterno.
Molti russi, ancora oggi, faticano ad ammettere (e prepotentemente negano) che gran parte di ciò che considerano simboli nazionali, e che amano nazionalisticamnete ergere a valori identitari, sono in realtà il frutto di veri e propri furti o appropriazioni indebite.
Il plagio viene spesso scambiato per originalità, frutto di una mentalità forgiata da secoli di sudditanza psicologica e di necessità di apparire migliori di quanto si sia realmente.
L'attitudine e l'abitudine alla menzogna, al furto e all'appropriazione, radicata nella storia di un popolo che da sempre vive in schiavitù ideologica e di pensiero, riflette non solo la necessità di far credere al mondo (e forse persino a sé stessi) di valere qualcosa, ma anche la frustrazione di un popolo che, sfruttato e schiavizzato, cerca di compensare la propria insicurezza, e spesso il proprio degrado sociale e culturale, attraverso una finta magnificenza costruita ad arte e inculcata sin da piccoli nei membri della collettività.
Così, mentre la propaganda continua a promuovere un'idea di originalità e superiorità, la realtà è che la cultura russa, così come molte delle sue conquiste, è il risultato di un processo continuo di appropriazione, piuttosto che di scoperta o innovazione.
Un giorno, speriamo, la vera storia della Russia verrà scritta, svelando quanto poco di "russo" ci sia realmente nelle sue tradizioni e nella sua cultura.
Fino ad allora, è fondamentale sfatare il mito dell'originalità e dell'eccezionalità russa e dissipare le false credenze sui "marchi ancestrali" che, in realtà, sono nati altrove.